
Perché si chiede aiuto quando ci si avvicina alla morte ?
Credo che il motivo di fondo sia rispondere alla domanda che ognuno si pone:
“Non lasciarmi solo, resta ad essere testimone vero ed empatico del mio trapasso e aiutami ad accettare con la pace nel cuore “.
Cercando di entrare in empatia, accogliendo tutto e non respingendo nulla, con una modalità ricettiva con la mente e con il cuore, portando dentro un’esperienza unica che possa cambiare il modo di vedere la morte e la vita.
Perché vita e morte sono inseparabili, i due capi di uno stesso filo che ci avvolge e ci rende unici.
Ed è attraverso la morte, accogliendola e accompagnando che possiamo essere quella presenza risvegliata che ci permette di entrare in sintonia con noi e con il mondo.
Dentro di noi quando ci confrontiamo con il dolore, la paura cerchiamo un riscontro.
Che può declinarsi in modi diversi.
Uno sguardo, una carezza, una parola, un silenzio carico di empatica vicinanza.
Io vorrei approfondire questo aspetto della presenza,
La capacità che può avere di portare sollievo.
E cosa evitare, invece per creare un danno, una prevaricazione.
Credo ci si debba mettere in un’attenta analisi della situazione, senza precipitare.
Analizzare i vari stadi della malattia e come declinare la modalità di essere presenza non ingombrante, ma utile.
E con umiltà osservare, comprendere e poi offrire lo strumento che si ha, senza la presunzione di fare la differenza, ma semplicemente cercando di rispettare la sacralità del momento.
E il messaggio che vorrei trasmettere sarebbe questo: scoprire e riscoprirsi capaci di ascolto e aiuto.
Soprattutto di ascolto.
E per farlo, riuscire ad entrare prima in sintonia con le nostre risorse magari nascoste o ancora da scoprire,
Quindi prima di essere presenza per gli altri, esserlo con noi stessi.
E questo potrebbe essere uno strumento da acquisire, o quantomeno da valutare.
Come farlo?
Attraverso la meditazione, il silenzio, l’ascolto di noi stessi.
Nella mia pratica professionale utilizzo l’ipnosi.
Per il dolore, per il trauma, per le dipendenze e per ultimo, anche per l’accompagnamento al fine vita.
Forse essere presenza nasce anche dalla mia esperienza di ascolto e di supporto.
Attraverso le esperienze di chi si reca da me per un aiuto ho colto la meraviglia di ciò che va oltre l’ordinario, cercando di allenare lo sguardo e l’ascolto.
Soprattutto lo sguardo interiore. E di apprezzare ogni piccolo granello di esperienza che diventa amore.
E che rende sia la vita e di conseguenza la morte degna di essere vissuta.